giovedì 24 aprile 2008

SENZA NESSUNA PRETESA DI CONCRETEZZA



COMUNICATO STAMPA


Inaugurazione Venerdì 25 aprile alle ore 19 presso il Circolo Ambasciata di Marte

Al via la mostra schizzo fotografica“SENZA NESSUNA PRETESA DI CONCRETEZZA” di Sara Lusini e Michele Tonon. Ovvero: come sopravvivere con ironia al TEMPUS FUGIT

La mostra sarà visitabile sino all’8 maggio dal giovedì alla domenica, dalle ore 19 alle ore 24





Venerdì 25 aprile alle ore 19 si inaugura presso il circolo creativo Ambasciata di Marte (Via Mannelli, 2) “Senza nessuna pretesa di concretezza”, mostra schizzo fotografica di Sara Lusini e Michele Tonon, inserita nella proposta didattica curata da Andrea Nardi “Sviluppa il tuo progetto d’arte”, fortemente puntata sulla scena artistica contemporanea fiorentina e non. La mostra sarà visitabile fino all’ 8 maggio 2008, dal giovedì alla domenica, dalle ore 19 alle ore 24.

“Senza nessuna pretesa di concretezza”, ovvero: come sopravvivere con ironia al TEMPUS FUGIT. I due artisti infatti, muniti di biro e blasonata macchina fotografica, lanciano una sfida divertita e partecipe a Crono, signore di un Tempo insensibile e implacabile verso noi umani. “Nietzche diceva: le menti labirintiche non cercano la verità ma la loro Arianna, allo stesso modo, sconfitti, delusi e annoiati, rinunciamo a illusorie certezze per scoprire filigrane ricciolute. Gli uomini seguono un sentiero, quali asini che battano la rotta verso lo Zenit del frivolo. Io (Michele Tonon n.d.r.) e Sara (Lusini) cerchiamo di comunicare un solo singolo concetto, che va al di là di politica, del disagio sociale o della lotta di classe: bisogna tenere i piedi quanto più possibile scostati da terra, cercando magari di sopravvivere alla consapevolezza di esistere in maniera insignificante per le logiche temporali”. Nasce così questa mostra, un’ altalena di immagini spiazzanti e coinvolgenti che ritraggono quell’istante che è fra addormentato e sonnolente, fra sognato e sentito dire, fuori dai canoni della vita sociale e reale, che è di Crono.

È la stessa volontà del curatore, Andrea Nardi, evitare di formulare sul concetto di Tempo un giudizio viziato da particolarità percettive e storiche. “Il rifugio in quest’arte divertita e canzonatoria non nasce per disinteresse, distacco assoluto o autismo della conoscenza riguardo alla problematica del Tempo. Al contrario: si cerca di sfruttare al meglio la vita, prendendosi tutto nell’arco della propria esperienza possibile. Credo che a volte evitare il giudizio sia necessario e vitale per la conoscenza quanto l’esercizio del dubbio e della critica della ragione, o l’apertura alle insondabili profondità del cuore, delle emozioni e della memoria”.
http://www.ambasciatadimarte.blogspot.com/

Press: sarachiarello@libero.it; 329- 9864843















Compiere un epochè per la fenomenologia Husserliana è sospendere il
Giudizio, evitare la formulazione di una verità storica viziata dalla sua particolarità temporale e percettiva, ma non per questo disinteresse, distacco assoluto o autismo della conoscenza, questo certamente no.

Su questo mi piace riflettere aiutato dalla parole e dalle opere di Michele e Sara, sul fatto che magari prendersi del tempo in più, o meglio prenderselo tutto il tempo, quello dell’arco della propria esperienza possibile, è necessario e anche vitale per la conoscenza altrettanto quanto l’esercizio del dubbio e della critica della ragione o l’apertura alle insondabili profondità del cuore, delle emozioni e della memoria.



Andrea Nardi

venerdì 28 marzo 2008

Di nuovo siamo condotti in quel luogo dove vivono, in buona e numerosa compagnia, anche i personaggi di Nicola, in quel momento del vissuto in cui entrano in crisi anche lo spazio ed il tempo nel loro potere di individuazione e si aprono le porte per il l’indistinto, il metamorfico, il continuo divenire del sé nell’altro e viceversa.
La razionalità e la coscienza non assolute lasciano spazio all’urgenza del suggerito, dell’abbozzato, espressi attraverso la semplicità essenziale del mezzo usato, grafite o pennarello, che è essa stessa un fine in sé legante di tutto il lavoro, come anche l’operazione di ingrandimento del minuscolo che diventa un diario personale ma anche archetipico, quindi collettivo e inconscio per definizione.
Andrea Nardi




lunedì 25 febbraio 2008

Morte all'architettura






“MORTE ALL’ARCHITETTURA” !!!

Questa volta l’occasione di riflessione proposta ci porta in qualche modo tangente dentro la reazione molto attuale di questa città al corso delle sue proprio esigenze di Habitus Architettonico, in maniera estremamente drammatica si rendono comprensibilmente evidenti le coesistenze di opposte necessità e le frizioni del continuum passato presente futuro. Seguendo le parole di Fabbio, il cui scopo e quello di questa mostra è quello di tentare di “Resuscitare queste architetture” , o in altro modo i rari tentativi di rivincita del presente e del futuro sul passato, esplicitando che la necessità di curare una città storica per renderla appetibile ad orde incontrollabili ed usuranti di “consumatori fugaci di bellezze ormai passate condanna a morte ciò che di relativamente nuovo è stato fatto e si può per questa città”.